.

.

giovedì 10 aprile 2025

Toni per me... (di Paolo Dell'Agnolo)

Al mio amico TONI

Ho avuto due supplenti di ginnastica al liceo, uno era Toni Pollini e l’altro Ippolito Gallovich.

Nel 1980 sono partito per il servizio militare , figlio di una penna bianca alpina , avevo un solo destino ma con un colpo di mano dopo 5 mesi in Marmolada ad insegnare a sciare ai pompieri mi sono trovato a completare la leva come “damo di compagnia “ dell’allora Pretore più giovane d’Italia, Gaetano Appierto , che Toni all’epoca stava testando come portiere.

Fu un test veloce. Mi pare disse a Gaetano che il cognome non era favorevole ad un ruolo come quello del portiere.

Ogni volta che incontravo Toni in Tribunale , cioè ogni giorno durante il servizio militare , mi chiedeva della laurea che è poi fortunatamente arrivata nel 1982 quando comunque lui mi aveva già falsamente cartellinato .

Giocavamo con gli avvocati il sabato pomeriggio e poi giocavo anche la domenica successiva con la squadra che mi dava qualche soldino , ma l’emozione del debutto con gli avvocati di Pordenone non la scorderò mai .

Canese , Marchi, Della Gaspera, G.Coden, Asquini, Casucci , Dell’Agnolo , Attanasio , Toni, Mazzarella, Ragogna . Praticamente il meglio del calcio mondiale dell’epoca.

Eravamo a Padova , 4 pappine ( ovviamente per loro) e tutti casa. Con Giorgo Coden espulso che dall’alto di un argine che circondava il campo minacciava i colleghi padovani e , ovviamente l’arbitro, di morte certa. Mettiamola così.

Facevo parte di un gruppo che mi ha accompagnato fino ad oggi e mi auguro continuerà ad accompagarmi.

Di un gruppo che come oggi succede è unito .

C’è poco da dire.

Ci vogliamo tutti bene e perdavvero, ed è il merito di Toni, siamo amici veri.

Poi sono arrivati Nisco e Vasco ( ovviamente Toni ha fatto giocare sempre il più fresco dei gemelli) , Sandro Tauro ( un pupillo di Toni) e Roberto Lombardini, Manlio, Eugenio,   i due Da Ros, gli “stranieri” Lucien Venier e  Di Giorgio e poi tutti voi   e la famiglia si è allargata.

In Tribunale siamo sempre stati una  sorta di testuggine romana .

Erano altri tempi, ci trovavamo nel palazzo ogni giorno e facevamo gruppo, ovviamente parlando di calcio ed aiutandoci nella professione.

Non è stata cosa da poco avere dei colleghi bravi un po' più grandi di noi come Toni ,  Giorgio, Roberto, Marco e Maurizio  sempre pronti a darti una mano  in aula.

Di aneddoti ce ne son tanti, dallo sciagurato Formica , a Piero e Roberto e morose che pur partiti con noi da Piazzale Ellero sono arrivati a Salisburgo ( mi pare corresse l’anno 1982) con un giorno di ritardo ed ancora dell’arrivo in albergo sempre a Salisburgo della Polizia perché quei “kolleghen” avevano cenato con noi e poi si erano eclissati lasciando a noi il conto, esageratamente salato,  del bere e dei dolci .

Con suo tedesco studiato su Sturmtruppen ( Trapattoni docet)  Toni era poi riuscito a farci dimezzare la somma dovuta , ma Marco Marchi in vestaglia sulla scala dell’Hotel che cercava di trattenere Toni che voleva picchiare il ristoratore non lo dimenticherò mai.

Come non potrò dimenticare il viaggio culminato poi con il gol mancato dello “sciagurato” Formica ( ragazzo simpaticissimo ma subito accostato allo sciagurato Calloni ) quando, prima di arrivare a Milano, ci siamo fermati in autostrada per uno spuntino e Toni ha poi visto il nostro n.10 dell’epoca “Cico” ordinare mi pare mezza faraona ed un litro di prosecco. All’inizio lo voleva uccidere ma poi – e questo è Toni - gli ha detto di mangiare con calma.

In campo a Milano poi quando Cico ha sbagliato uno stop gli ha ovviamente urlato  addosso di tutto, ancor più ovviamente con riferimento al prosecco ed alla faraona.

Ce l’ho ancora davanti il nostro Toni alla partita, decisiva per il passaggio del turno di quell’anno ,  certamente comprata dagli avvocati di Vicenza che avevano un Sostituto  quale leader  che sin da subito aveva dimostrato molta confidenza con l’arbitro che, alla prima azione utile, aveva espulso Maurizio Mazzarella.

Toni alla vista del  cartellino rosso è quindi partito a palla ( come fosse Marcel Jacobs)  verso l’arbitro che, scappando verso gli spogliatoi, urlava “ partita chiusa, partita chiusa”.

Dimostrando inaspettate doti di corridore però quel mascalzone è comunque riuscito a chiudersi a chiave nel suo spogliatoio.

Non l’avesse mai fatto.

Toni ha dato un calcio o una spallata alla porta , non ricordo, e l’ha divelta.

E quando si è trovato di fronte l’arbitro che , con  gli occhiali  infilati gli diceva che non poteva toccarlo perché “aveva gli occhiali” ….Toni glieli ha sfilati, li ha buttati  a terra e li ha calpestati dicendogli “e adesso li hai ancora gli occhiali ?”

Il resto lo avete sentito mille volte: onore della cronaca su Repubblica e Gazzetta dello Sport procedimento disciplinare provocato dai colleghi vicentini ( uno spettacolo: Presidente avvocato Scatà tutto dalla nostra parte, difesa di tutti di Manlio Contento ) e Toni che sosteneva di aver divelto la porta ( aveva pagato subito tutti i danni ) perché non si era accorto che era chiusa  a chiave e che comunque l’arbitro non lo aveva picchiato, solo qualche strattone.

Purtroppo se verp è che il disciplinare si è concluso con un richiamo solo per due o tre di noi vero è anche che  Maurizio Mazza che stava decollando come direttore sportivo (era un pupillo dell’allora DS dell’Udinese Dal Cin)   è stato sospeso dalla FGC  mi par per 5 anni poi condonati con i mondiali ’90.

Ma qualche soldo quella partita gli è costata.

Ad un certo punto , credo nei primi anni 90 dopo 12/15 anni di inamovibilità, Toni ha pronunciato quella frase blasfema che non dimenticherò mai : “Paolo entri nel secondo tempo, oggi parte Borlina”.

Gli ho risposto se si era bevuto il cervello e lui mi ha detto che era solo per quella volta . Non era così .

Nonostante i ripetuti riti vodoo, Tiziano non non si è mai stirato né ha dato un cazzotto ad un arbitro facendosi squalificare ed ho dovuto accettare la concorrenza.

Toni però non era solo quello sin qui raccontato che ci faceva divertire con la sua”esuberanza” .

L’ho sempre considerato un bravo avvocato dalla schiena dritta ed un uomo buono e giusto.

Ho sempre ammirato il suo volere ed avere vicina la Vera ( grande donna, giusta per un grande uomo), il suo coinvolgerla con noi , con le nostre famiglie, con i nostri alti e bassi , le nostre difficoltà , i nostri momenti massimamente tristi come la perdita di un genitore.

Si ricordava dei nostri compleanni , è vero, ma ci chiedeva anche sempre come stavamo, come stavano i nostri figli (e ovviamente se qualcuno di loro era in odore di laurea in Giuri e se giocava a calcio).

Se n’è andato troppo presto.

Ma se se ne fosse andato fra 10 anni avrei scritto lo stesso.

Adesso mi piace pensarlo lassù dove la Squadra sta prendendo corpo: Lauro Canese Luciano Venier, il Papu Brusadin e Toni Pollini , come straniero Diego Maradona.

Pronti per un campionato di calcetto di Lassù.

Ti voglio bene Toni. Grazie di tutto.

mercoledì 9 aprile 2025

Toni per me... (di Matteo Cornacchia)

Toni ed io avevamo un rito, tutto nostro, che nasceva da una comune passione per le maglie da calcio.

Quel rito, nato da una visione “oppositiva” sulla muta del portiere, col tempo era diventato il nostro “spazio di complicità” che, per generosità di entrambi, condividevamo con il resto della squadra nei magici istanti che precedevano la partita.  

Ora che Toni non c’è più è giusto che conosciate la verità: la puntuale messa in scena sugli abbinamenti fra maglia, pantaloncini e calzettoni del portiere era un modo per stemperare la tensione della gara, per riscaldare lo spogliatoio, un rito scaramantico, appunto… ma tutto già spudoratamente concordato. Ci mettevamo d’accordo fin dal mattino, in una rapidissima telefonata che negli anni era stata perfezionata, eliminando via via tutto ciò che era superfluo (i convenevoli) per andare subito al punto. Un codice criptato da spie sovietiche a prova di intercettazione:

M: Eccomi

T: Maglie rosse Asics

M: Allora nero

T: Calzettoni?

M: Bianchi

T: C’è fango

M: Fai neri anche quelli allora

T: A dopo

M: Ciao

Il rito vero era quella telefonata e, detto francamente, il colore delle maglie era diventato un pretesto: la telefonata serviva solamente per dirci reciprocamente “ti voglio bene”.

Come molti sanno, nella mitica soffitta di villa Pollini, Toni aveva un caveau di mute, in parte frutto di lasciti del Pordenone Calcio, in parte acquistate appositamente per la squadra Avvocati. Ogni muta una storia; ogni storia dei ricordi; ogni ricordo un sorriso. Tutto era custodito con attenzione maniacale ed esistevano precisi criteri con cui venivano scelte le maglie di gioco: da quelli più ovvi (i colori sociali della squadra avversaria, le condizioni meteo…) a quelli più sottili (il tipo di competizione, l’importanza della gara, la scaramanzia).

Per il portiere Toni applicava una regola che, purtroppo, era figlia della sua generazione e del calcio anni Sessanta: l’estremo difensore doveva SEMPRE avere qualcosa che richiamasse i colori della squadra. Quel “qualcosa” nel novanta per cento dei casi erano i calzettoni, con l’effetto di determinare abbinamenti improbabili (maglia grigia, pantaloncini neri, calzettoni verdi…). I portieri togati dell’epoca – il Koala e Leo – non mettevano in discussione il dogma. Anzi, il Koala in particolare riusciva a fare pure peggio esibendo sui terreni duri o sintetici un improbabile pantalone della tuta grigio o addirittura rosso (sigh!).

Io però, oltre ad essere già maniaco di mio, ero cresciuto con altri modelli e, soprattutto, altri canoni estetici, quelli degli anni Novanta, quando al portiere vestito di grigio si sostituì il portiere multicolor, prima, e il portiere monocromatico, poi. Le prime volte il rispetto che nutrivo per Toni mi imponeva di adeguarmi alle sue scelte. Poi, essendo entrato sempre più in confidenza, ritiravo diligentemente i calzettoni che lui mi consegnava ma, durante la vestizione, li sostituivo con un paio di altro colore che mi ero appositamente portato da casa; poi cominciai a fare altrettanto con la maglia; infine fu Toni – che non era mona ed era perfettamente cosciente dei mie atti di insubordinazione – a concedermi la scelta degli abbinamenti attraverso la rituale telefonata di cui sopra. Né più né meno del rapporto con un padre al quale bisogna inizialmente obbedire, che progressivamente ti concede spazi di libertà condizionata, che infine ti lascia andare per la tua strada e sostiene le tue decisioni, anche se non le approva del tutto…  

E visto che di maglie parliamo, dal libro dei ricordi ne ho scelte quattro che associo ad altrettanti, indelebili, ricordi.

Maglia azzurra “Hummel”, 2008. Esordio con gli Avvocati Pordenone e l’incontro con Toni

Questa è una foto storica, perché risale al mio esordio con gli Avvocati Pordenone Calcio e al giorno in cui conobbi Toni Pollini: era il 25 ottobre 2008. Quella mia presenza avrebbe dovuto essere una mera comparsata per risolvere un’emergenza fra i pali; mai avrei immaginato che sarebbe stato l’inizio di un tratto indelebile della mia vita,  impreziosito da legami profondi, primo fra tutti proprio quello con Toni.

La maglia del portiere – azzurra con inserti neri – si abbinava alle mute “Hummel” del Pordenone Calcio, sponsorizzate “Friulcassa”, che Toni utilizzava prevalentemente per il Campionato Amatori nelle stagioni 08/09, 09/10 e 10/11. C’erano due versioni di quella muta: la versione casalinga, con le classiche strisce verticali neroverdi, e la versione da trasferta, completamente bianca. Due anche le versioni della maglia del portiere: grigia con inserti neri e, appunto, azzurra. Erano maglie che tutto sommato “sopportavo” e che ho indossato frequentemente nella prima fase della mia militanza neroverde.

Maglia grigia “Errea”, 2009. Esordio in Avvocup

La foto si riferisce alla finale per il terzo e quarto posto dell’Avvocup 2009, giocata in quel di Sermeola di Rubano (PD), il 6 giugno, contro Brescia. Era il mio esordio assoluto in Avvocup, ancora una volta per una defezione dell’ultimo minuto del Koala. Giocare l’Avvocup significava fare un salto qualitativo notevole ed essere ammesso nell’élite dei giocatori “storici”, quelli che, pur senza il pedigree dell’avvocatura, avevano il privilegio di difendere la causa naoniana nel confronto con i legali di tutta Italia. Quella competizione, per Toni, era assai più importante del campionato amatori e la cosa veniva rimarcata anche attraverso la scelta delle maglie di gioco: nel forense si usava prevalentemente la muta “Errea” a strisce neroverdi con logo “Avvocati Pordenone”, la cui maglia del portiere, grigio-argento con pantaloncini neri, era la quintessenza dalla banalità. Facevo una fatica tremenda a digerirla, anche perché Toni la imponeva in abbinamento a calzettoni verdi per il già menzionato principio del richiamo ai colori della squadra. Nella circostanza riuscii a sostituire i calzettoni e a indossare quelli neri (come si evince dalla foto) e quando Toni se ne accorse – ormai a ridosso dell’inizio della gara – arrivò il primo sonoro cazziatone pubblico nei miei confronti (non male per un esordio). Per la cronaca, dopo l’1 a 1 dei tempi regolamentari, vincemmo la partita ai rigori con due penalty neutralizzati dal sottoscritto. Toni venne ad abbracciarmi e siccome era persona che non deroga ai principi sulla base delle circostanze, la prima cosa che mi disse fu: “Da oggi puoi metterti i calzettoni che vuoi. Disgraziato”.

Maglia nera “Team Equipment”, 2014. Vittoria dell’Avvocup

Il terzo momento indelebile della mia storia (e non soltanto della mia) negli Avvocati Pordenone Calcio rimane la vittoria dell’Avvocup 2014. Per la finale di Mantova, Toni si affidò alle collaudatissime maglie Errea neroverdi, di cui ho già detto, ma per qualche ragione che non ricordo le abbinò stranamente ai pantaloncini di un’altra muta (della Givova…). Nei giorni precedenti avevo ragionato a lungo su quale muta avrei indossato per la partita più importante della mia militanza togata, anche perché Toni attendeva istruzioni dal sottoscritto (ormai avevo pieni poteri sul mio outfit).

Fra le varie opzioni a mia disposizione, alla fine scegli di indossare una muta completamente nera, con inserti verde fluo (vd. foto), per una ragione ben precisa che, tuttavia, richiede una rapida digressione. Fra i motivi che dividevano me e Toni sull’abbigliamento del portiere non c’erano solo ragioni estetiche, ma anche pratiche. Nella totalità delle mute di Toni (ma, aggiungerei, non soltanto delle sue) le maglie del portiere erano, nella migliore delle ipotesi, taglia “L” o, più frequentemente, “XL”, perché – si sa – il portiere è di norma alto e robusto. Il mio modesto metro e settantatré rendeva tutte le mute di Toni praticamente investibili, per cui io cercavo di usare maglie personali anche per quella ragione, mentre lui desiderava che indossassi quelle ufficiali. Per sanare anche questo contrasto, Toni, qualche anno prima della finale, mi regalò 4 (!) mute della mia taglia, elasticizzate, con logo “Avvocati Pordenone”; non solo: le fece stampare con il numero 30 in omaggio al mio rango accademico. Quando me le consegnò rimasi senza parole, sia perché era un atto di amore nei miei confronti (mai nessun portiere aveva avuto un simile privilegio), sia perché erano semplicemente orrende: la prima grigia con inserti rossi, la seconda color oro con inserti neri, la terza rosa (rosa!!!) con inserti neri e la quarta – l’unica guardabile – nera con inserti verde fluo. Tralascio il dettaglio sui calzettoni in abbinamento (tutti rigorosamente incoerenti) e ancora oggi mi domando dove le avesse procurate, visto che la marca mi era totalmente sconosciuta (Team Equipment: credo abbia venduto quelle 4 maglie e poi sia fallita). Negli anni le ho indossate (cambiando i calzettoni) solo per l’affetto che avevo per Toni: ho usato anche quella rosa in quattro o cinque circostanze, ma quella color oro non ce l’ho mai fatta.

Tornando a Mantova, scelsi la maglia nera Team Equipment – benché non fosse fra le mie preferite – come atto di riconoscenza a Toni perché quella partita andava giocata (e possibilmente vinta) anzitutto per lui. 

Maglia arancione “Joma”, 2021. L’ultima presenza

Anche questa, a suo modo, è una foto storica, perché immortala la mia ultima presenza con la squadra degli Avvocati Pordenone. Risale al 18 settembre del 2021, Torneo Avvocup di Cesenatico (ma tutti lo ricordano come “il torneo del Folletto”). Per l’occasione Toni si presentò con una muta del Pordenone Calcio della Joma, all’epoca sponsor tecnico dei ramarri in serie B. Benché la maglia (anzi, il completo) del portiere presentasse il consueto problema della taglia “XL”, trattandosi di tessuto di ultima generazione super elasticizzato, la vestibilità era comunque perfetta anche su un nano come me. Il colore, poi, era stupendo: un arancione intenso, perfettamente abbinato a pantaloncini, ai calzettoni e addirittura a sottomaglia e calzamaglia, proprio come usano i portieri di adesso. Un gioiello.

Dopo 13 anni di contenziosi e divergenze estetiche, Toni ed io avevamo finalmente trovato il nostro punto di incontro. Quando mi vide uscire dallo spogliatoio mi guardò dalla testa ai piedi e mi disse “sei bellissimo”. Non trovai nulla di più ovvio che rispondergli: “anche tu, Toni. Anche tu…”.

martedì 8 aprile 2025

Toni per me... (di Fabrizio Pettoello)

Ho avuto occasione di conoscere Toni tantissimo tempo fa, perché si domiciliava abitualmente da mio padre. È stata un'amicizia immediata. Ci univa l'essere Alpini, ma chi legava soprattutto la passione per il calcio.

Entrambi abbiamo realizzato un progetto che ha avuto un rilievo importante nelle nostre vite: Toni ha creato la squadra di calcio degli Avvocati di Pordenone, che, mi piace ricordare, ha partecipato anche ai campionati della “mia” Lega Calcio Friuli Collinare.

Il calcio amatoriale, fatto di inclusione, di aggregazione, di partecipazione, ma soprattutto di divertimento e amicizia, ci ha accumunato, anche se questa passione l'abbiamo vissuta da prospettive diverse.

Toni infatti era un ottimo dirigente, era addirittura capace di essere suadente con i giocatori di talento, che spesso si facevano pregare per giocare.

Ma Toni non era solo questo.  Toni era un anche “scouter” dei campi di calcio friulani!  Non credo gli sia mai sfuggito un buon giocatore neolaureato e che non abbia fatto di tutto per portarlo a giocare con la sua squadra.

Sono convinto che lui e Giuliano Carretti siano stati i veri pilastri delle squadre di calcio di Pordenone e rispettivamente di Trieste.

Penso infatti che se a Udine, nonostante ci fossero tantissimi giocatori di talento, non siamo mai riusciti ad avere una squadra di livello come quella di Pordenone o Trieste è dovuto proprio alla mancanza di un dirigente del loro calibro. La lunga esperienza nel mondo di calcio mi ha infatti convinto che una squadra può diventare grande solo per la presenza di bravi dirigenti.

Ma noi avvocati dobbiamo essere grati a Toni non solo perché ci ha dato la possibilità di divertirci giocando a calcio, ma anche perché ci ha offerto l'opportunità di integrarci in un mondo non semplice come quello dell'avvocatura. La confidenza che si matura su un campo di calcio o nello spogliatoio con colleghi più anziani è infatti un veicolo importante che semplifica l'inserimento nella vita professionale.

Di ciò Toni era assolutamente consapevole. Lui più che mai era l'anima della squadra, la forza aggregante, la persona che ti sapeva sempre stare vicino nei momenti giusti, caricare e motivare.

Toni aveva un amore infinito per la sua creatura, una passione senza secondi fini.

Un giorno, con un’aria solenne che non gli era solita, mi ha detto che doveva chiedermi un piacere. Si era convinto, chissà per quale motivo, di non essere più gradito, che la sua squadra volesse rendersi indipendente dal suo demiurgo. Gli ho risposto che era impossibile, non solo perché sarebbe stato un vero suicidio, ma anche perché tutti i colleghi pordenonesi lo adoravano.

Ma Toni insisteva: dovevo scrivergli di aver  saputo che a Pordenone volevano cambiare dirigente e quindi gli avrei dovuto proporre di farlo a Udine e che per noi sarebbe stata una grande opportunità. Lo scopo era evidente: Toni voleva dimostrare così alla sua squadra che le offerte non gli mancavano!

Ovviamente pochissimo tempo dopo Toni mi ha chiamato per dirmi che aveva mal interpretato alcuni comportamenti e che il malinteso era risolto.

Peccato ho pensato, a Udine avremmo continuato ad avere una squadra scarsa...

Questo episodio testimonia quanto partecipata e assolutamente pura fosse la passione di Toni, un uomo dal cuore generoso.

Fabrizio Pettoello

lunedì 7 aprile 2025

Toni per me... (di Vincenzo Fantuzzi)

Ciao Toni, anche oggi aspetterò la tua telefonata. Arriva sempre. Al mattino. "Ciao Vice. Buon compleanno. Tanti auguri. A casa tutto bene?!". Veloce. Breve. Ma sempre a cadenza e senza mai dimenticartene. Poche parole. Brevi, ma c’era dentro tutto.

Non sapevo da dove iniziare o cosa scrivere esattamente, perché tutto mi sembrava insufficiente come pensiero e saluto. Dopo aver ricevuto cosi tanto.

Così, ti scrivo solo poche cose. Di cuore.

Sei stato l’unico allenatore che mi abbia davvero capito. "Vice, stai fermo lì, al centro: non muoverti". E poi, quella volta che ero sceso due volte di seguito sulla fascia: "Vice – fermati, non esagerare". E l’ultima, un classico: "Vice torna. Piano, ma torna. Se riesci". Calcisticamente, mi hai sempre capito come nessun altro.

L’ho raccontata subito ad Alberto (De Zan), quella mattina della scorsa tarda estate. "Stavo camminando in viale della Libertà. Non c’era nessuno per la strada, neppure macchine. Andavo verso il centro. Mi supera una vettura, che svolta alla rotonda. Rossa. Nulla intorno. E sento gridare: "Hei stronzone". Mi volto, mi guardo intorno. Ai piani alti dei condomini. Ancora intorno. Nessuno. "Parlo proprio con te, stronzone". Mi guardo attorno, non c’è nessuno. E, di colpo, capisco che si rivolge a me. Boh!  Allora, cerco di capire chi sia alla guida o cosa io possa aver fatto… "Almeno puoi rispondere al telefono". Scende Toni dalla macchina e segue la sua classica risata ‘tonda’. Sempre uguale. Sempre elegantemente abbigliato, anche nella versione estiva e domenicale. Come sempre.

Ecco, questo è l’attimo che raccoglie un mondo di ricordi.

Dico ad Alberto (De Zan): "Toni è veramente incredibile. Si ricorda di tutto. Si ricorda di tutti. Ha sempre una parola per tutti. E anche se, a volte, il tono e i termini sono 'colorati', capisci e senti che dietro c’è un mondo di affetto. Che tu fai parte di quel mondo. Che le cose che ti dice sono piene di un indescrivibile voler bene".

Mi è capitato spesso, nel mezzo di varie situazioni, di iniziare a sorridere da solo. Con persone attorno che non potevano capire. Mi venivano in mente alcuni episodi. Del campo, dello spogliatoio o di qualche altra occasione. Quando uno non arrivava, o non avvisava, o sbagliava un passaggio elementare (tralascio i commenti sui gol mancati davanti alla porta: "ma come si fa! Io non capisco…mamma mia... bip!"). Mi capitano queste ‘visioni, così dal nulla. E inizio a sorridere.

Credo che quell’ironia e, soprattutto, la tua risata, così ricca di mille cose, continuerà a tornare e farmi sorridere. Così. Di punto in bianco.

Grazie di tutto, Toni. Sei speciale.

lunedì 31 marzo 2025

Toni per me... (di Roberto Casucci)

RICORDO DELL’AMICO TONI POLLINI

Ho conosciuto Antonio Pollini alla fine di marzo del lontano 1979, appena laureato.

Un pomeriggio mi chiama mia mamma, dicendo che al telefono vi è un avvocato, che non cerca mio papà, all'epoca Giudice d'appello a Venezia, ma cerca me.

Antonio va subito al dunque: ha verificato che mi sono laureato a Padova, non gli interessa con quale voto; mi chiede solo se so giocare a calcio; da umile quale sono gli dico che non solo so giocare a calcio, ma che so giocare a calcio molto bene. Dopo mezza ora firmo nello studio Malattia, ove Antonio allora svolgeva la professione, il cartellino.

Entro a far parte, come giocatore fondatore, della leggendaria squadra, appena formata, degli avvocati di Pordenone, con Marco Marchi terzino destro, Giorgio Coden stopper, Piero Ragogna centravanti, io ala sinistra e Toni Pollini presidente, direttore sportivo, allenatore, massaggiatore, capitano e giocatore.

Toni Pollini, da settembre al giugno di ogni anno successivo mi ha organizzato tutti sabati della mia vita, da quel lontano 1979 agli inizi del 2000 quando purtroppo per limiti di età ho smesso di giocare.

Lui aveva smesso prima nominandomi capitano della squadra a partire dal 1985, ruolo di cui ancora adesso vado fiero.

Antonio con passione e impegno (spendendo molto denaro di tasca propria) per quanto mi riguarda ha organizzato un viaggio in Ungheria, due in Austria, due in Toscana, con relative partite.

Mi vengono in mente tre episodi

Primavera 1982 partita in Austria, in cui Ragogna ed io arriviamo con 22 ore di ritardo: ricordo ancora le urla fuori dell’albergo. Dopo la partita rissa nella tarda serata con la direzione dell’albergo. Antonio se ne disinteressa completamente; il suo obiettivo è mettere al riparo la Coppa appena conquistata. 

Autunno 1983

Torneo Falconito (vinto). Sono appena stato operato alle corde vocali e viene a prendermi in Ospedale ove poi mi riporta dopo la partita.

Fine anni 80.

Partita a Milano quarti di finale torneo nazionale avvocati. A un minuto dalla fine tal avvocato formica (f minuscola voluta) calcia fuori, da circa mezzo metro dalla linea di porta, una palla che stava entrando e ci permetteva di giocare le finali. Di formica non si è più sentito parlare a Pordenone.

Ma tutti dimenticano – e noi non dobbiamo assolutamente dimenticare - la dolce moglie Vera, che gli ha - e quindi ci ha – permesso di giocare con questa organizzazione alle spalle. Chi pensate preparasse il te, si interessasse per il nostro corredo, compreso il lavaggio , sempre con entusiasmo ?

Ho sentito in Chiesa l'ottima omelia; certo Toni era altruista e generoso, persona intelligente e buona e io aggiungo disinteressata; ma la parola vera che appassionava Antonio era una sola, goal.

Toni mi manca e mi mancherà finché vivo.

Ciao amico mio.

Roberto

domenica 30 marzo 2025

Toni per me... (di Pippo Gurnari)

Diciamo che le nostre visioni calcistiche "alle volte" erano un "attimino" differenti. E quando giocavamo, vulcanico lui, focoso io, alle volte ci scontravamo... ma naturalmente tutto finiva lì, nel rettangolo verde.

A parte quei momenti tragicomici non potevo non volergli che un bene dell' anima. 

Credo che il mio amore e la mia stima per lui siano cresciuti giorno dopo giorno sempre di più. E continuano anche adesso che non c'è più.

Non sai quanto mi mancano tutti quei meravigliosi momenti condivisi, come le fantastiche telefonate del mercoledì alle 12.30. E se chiamavo in ritardo, la sua risposta era :"Meglio tardi che mai, Pippo! Ero preoccupato!". "Scusa Toni...".

Un mega abbraccio, amico mio.

sabato 29 marzo 2025

Toni per me... (di Renè Capuzzo)

Ho molti bei ricordi di lui, ma nessuno particolarmente d'impatto. É sempre stato come l'allenatore di calcio che avrei voluto da giovane, quello che ti veniva a cercare e ti faceva sentire importante anche senza far niente di speciale. Si faceva sentire, si fermava a parlare quando raramente ci si incrociava in tribunale.

C'è peró un evento che mi fa sorridere se ci penso, anzi due. Non ricordo bene, sono avvenuti contemporaneamente, però sono stati entrambi da ridere per me.

Il primo é stato quando, inaspettatamente, me lo sono trovato davanti un giorno e mi ha detto una cosa tipo: "Tu, hai mai giocato a calcio? Non importa. Vieni a giocare con gli avvocati calcio che abbiamo bisogno di giocatori". 

Ma ancora più da ridere é stato quando, poco dopo, ha detto a Zannier (l'avvocato presso cui svolgevo la pratica), senza mezzi termini e in stile Pollini: "Scolta, il ragazzo 'sto pomeriggio viene con me che abbiamo allenamento con la squadra". Unico.

Poi altri ricordi che mi hanno fatto ridere sono stati quando, a Monaco, mentre ero in bottissima in direzione porta, mi son sentito Pollini urlarmi dietro: "Noo, passala, passala al centro!" o qualcosa di simile, ma invece io sicurissimo di me ho fatto una bella palombella sul secondo palo facendo gol. Poi son corso verso di lui, facendo l'ombrello scherzosamente e dicendogli qualcosa tipo: "Fanculo, visto?"... Lui scatenato, contento per il gol, ma allo stesso tempo dicendomi: "Vedrai dopo! Mandare a fanculo il mister!", mentre ci si abbracciava.

Poi mi faceva sbellicare quando si infuriava e poeticamente insultava Michele quando perdeva palla... O quando appositamente segnalava rimessa laterale quando gli avversari erano vicini alla linea, ma cmq ancora in campo.

Fuori dal campo é sempre stato un bonbon di persona, squisita e cordiale, amichevole.

Devo pensarci un pò di più, ma queste sono le prime cose che ricordo di Pollini. Alla fine é passato ormai molto tempo.

Un abbraccio

René

Toni per me... (di Enrico Benetti)

Fui intercettato, lungo i corridoi del Tribunale da Toni. Mi disse: "Un uccellino mi ha detto che sai giocare a calcio."

Anche se tornare a mettere gli scarpini era l'ultima delle mie idee, mi ritrovai a giocare a calcio e fare gli allenamenti.

Non so come, ma mi risultò immediatamente simpatico, umano e buono.

Personalmente non posso dire molto perché ho vissuto per poco tempo l'ambiente, ma ho avuto la sincera fortuna di partecipare alla vittoria dell'AvvoCup. Ricordo Toni veramente felice in mezzo a tutti Noi.

Grazie Toni!

venerdì 28 marzo 2025

Toni per me... (di Emanuele Lorenzon)

Con il passare degli anni si diventa sempre più emotivi e si tende alla commozione per ogni cosa: per la storia di un gatto abbandonato, per i ricordi dei genitori che non ci sono più, per un gol al 90esimo della propria squadra del cuore (forse l’ordine non è proprio corretto, ma tant’è).

Non ricordo quale fosse l’ultima telefonata, se il giorno del mio compleanno (facile) o per preannunciarmi l’ennesimo torneo a cui avrei fatto molta fatica a partecipare. Ricordo soltanto che la voce di Toni non era più quella di sempre, quella che almeno ero abituato a sentire io.

Non ho mai voluto sapere quanti anni avesse: era il metodo che avevo adottato per rimuovere dalla testa l’idea che anche lui potesse invecchiare.

L’ultima telefonata mi ha lasciato gli occhi lucidi. Mi sono sempre vantato (con me stesso) che per lui potessi essere speciale: un onesto portiere che all’occorrenza si mette anche a fare il “5”. Probabilmente con gli avv.ti ho giocato più in difesa che in porta ma sono solo dettagli. In verità, era lui quello speciale. 

La vita mi porta via, in pochi mesi, un altro papà: non quello “originale” ma quello che negli ultimi 25 anni non si è mai scordato di me, che ho sempre percepito esserci nonostante la distanza.

Si congedava sempre con un “salutami la tua bella famiglia” e senza vergogna tutti noi “calciatori” possiamo vantarci di essere stati figli suoi.

Mi sono tornati gli occhi lucidi. Ciao Toni.

Emanuele. 

giovedì 27 marzo 2025

Toni per me... (di Enrico Iodice)

Carissimo Toni...

L'intensità del dolore e la profonda tristezza di questi giorni, diventano un manto che si cala sulla nostra esistenza, ricoprendo ogni cosa... Così tendiamo a concentrarci solamente su ció che non abbiamo più o su quello che ci manca.  Questo non ci permette di valorizzare l'immenso tesoro che possediamo, il grande valore e la ricchezza di ció abbiamo e di ció che rimane nella nostra vita, per sempre. Ecco perchè credo che valga davvero la pena compiere uno sforzo e sollevare questo manto, per lasciar brillare l'infinita bellezza di tutto quello che c'è sotto.

Questa intensa sofferenza dovuta al distacco, certamente tra i più dolorosi della mia vita, non avrebbe motivo di esistere se dietro non vi fosse qualcosa di infinitamente più grande; un tesoro inestimabile, fatto di quei valori che danno senso compiuto all'esistenza umana: GRATITUDINE, AMORE e GIOIA.

Ecco allora che emerge in me il potentissimo sentimento della GRATITUDINE per aver avuto il privilegio di incrociare la mia vita con la tua.

Ci siamo conosciuti alla fine del 1997, dopo che avevo appena concluso una fase della mia vita che in quel momento sembrava davvero avere poco senso per la mia esistenza. Mi riferisco alla faticosa e sofferta laurea in giurisprudenza.

Nel tempo ho imparato a capire che nella vita nulla accade mai per caso. E infatti il successivo percorso di vita e professionale che pareva non appartenermi, mi ha permesso di incontrare due persone che hanno impattato completamente la mia vita! Una delle due sei  proprio tu Toni (l'altra è la donna della mia vita e madre dei miei figli). Spesso mi sono domandato negli anni che senso aveva avuto quel lungo percorso lontano dalle mie corde e ora la risposta mi è molto chiara.

Sono convinto che la vita trovi il senso negli incontri e nelle relazioni con le persone. Ci sono delle persone che transitano nella nostra vita senza lasciare traccia e altre, quelle speciali, che entrano nella nostra vita e la arricchiscono per sempre, portando un dono che trascende l'ordinaria dimensione dell'esistenza umana. Tu, caro Toni, hai portato nella mia vita un valore inestimabile: la  realtà che hai creato dal nulla, mi ha permesso di realizzare uno dei più grandi sogni che avevo nel cuore fin dall'infanzia.

Così, pur essendo un ultra quarantenne privo di ogni possibile talento calcistico, per molti anni ho potuto miracolosamente vivere una favola, sentendomi un vero calciatore e assaporando le emozioni e le impagabili esperienze che ne derivano.

Avere la capacità di accompagnare le persone a realizzare i propri sogni, non è cosa comune.

GRAZIE TONI. 

Poi nel tempo abbiamo costruito una relazione forte e molto profonda, nel modo più bello e sano in cui si possa fare, cioè condividendo insieme esperienze, intrise di passione e divertimento, per oltre vent'anni.

In questo lungo tempo ci è capitato qualche volta di non vedere le cose allo stesso modo, ma non ci è mai accaduto di litigare. Lo dico con un pizzico di rammarico, perché litigare con un personaggio come te, significava creare un alto livello di confidenza e dare ogni volta più profondità alla relazione, quando interveniva l'immancabile riappacificazione.

La stima un pó per volta è divenuta amicizia vera e infine la profonda amicizia si è tramutata in quell'affetto che in genere appartiene solo ai legami di sangue più stretti. 

GRAZIE TONI! 

Riflettendo sulle tue qualità umane, ho spesso tendenza a dimenticare che sei una delle persone più simpatiche che abbia mai conosciuto! Le nostre conversazioni infatti si chiudevano quasi sempre con un sorriso o una risata. Il divertimento condiviso è stata una presenza abbondante nelle nostre vite... 

GRAZIE TONI! 

Quando penso al momento dell'inesorabile epilogo di questa nostra straordinaria esperienza che si chiama vita, sono convinto che la questione non riguarderà quante case o quante auto di lusso siamo riusciti a comprarci, quante volte siamo andati a messa o altre cose di questo genere, ma piuttosto avrà a che vedere con quante persone hanno vissuto una vita migliore perché hanno incrociato la nostra. 

Io lo vedo proprio qui il senso della nostra esistenza.

E guardando alla tua caro Toni, devo dire che hai realizzato un autentico capolavoro, di cui essere orgoglioso: oltre allo splendido rapporto di coppia che hai costruito con la donna della tua vita, hai creato dal nulla una realtà fatta di centinaia e centinaia di persone, unite da uno spirito di condivisione e da una grande passione, che dapprima hanno dato vita a una folta comunità e in seguito a una vera famiglia allargata.

Voglio ricordare infine una cosa che mi hai detto parecchio tempo fa. Ogni volta che ci vedevamo o ci sentivamo al telefono, mi parlavi di una competizione calcistica per avvocati che si teneva negli angoli più ameni del nostro pianeta: "Enrico, c'è l'Eurolawyers a Tenerife! Enrico c'è il Mundiavocat in Argentina, tre settimane di calcio e divertimento". Io ti guardavo sorridendo e annuendo, ma dentro di me (per i limiti che avevo nella mia testa), ero certo che si trattasse di qualcosa di irrealizzabile. Quando hai colto la mia incredulità, mi hai detto questa frase che mi ricorderò per sempre, anche perché riassume perfettamente la mia filosofia di vita: "Enrico, bisogna sognare, la vita è così breve... altrimenti che senso ha...".

Aspettando che le lacrime esauriscano il loro tempo di cura, ti saluto nel modo in cui, dopo le nostre ultime reciproche vicissitudini di salute, avevamo preso l'abitudine di concludere le nostre sempre brevi telefonate, con te che mi dicevi: "Ti voglio bene...", con una risata a seguire e io che rispondevo: "Anch'io Toni te ne voglio, tanto...".

mercoledì 26 marzo 2025

Toni per me... (di Manlio Contento)

Ricordo con simpatia come Toni si ricordasse dei nostri compleanni, facendoci una telefonata.

Compiendo gli anni lo stesso giorno di Piero Ragogna, nei giorni successivi era diventato normale chiedersi: "Ti ha chiamato, vero?". E la conferma era scontata.

Quest’anno quegli auguri mi mancheranno, ma non sono affatto triste perché di tutta la sua eredità umana e sportiva facciamo ormai parte anche tutti noi, ciascuno con la propria individualità, ma soprattutto uniti da una piccola, grande storia che ci appartiene e che non potrà mai cancellare l’amicizia e l’affetto con cui Toni l’ha plasmata.

Cancelliamo allora ogni tristezza perché lui avrebbe voluto così.

Un abbraccio da Manlio.              

Toni per me... (di Luca Boschian)

Ricordo come fosse ieri che nel lontano 2003, mi arrivò una convocazione per l’Avvocup in Studio via FAX !!!!!!

Ricordo poi, sarà stato sempre nel 2003 o 2004, che c’era una partita la domenica mattina e io, ancora novizio, mi sono permesso di inventarmi una scusa poco credibile per non alzarmi presto di domenica e andare a giocare.

Per farla breve, quella domenica mattina, non ricordo l’ora ma era abbastanza presto, suona il campanello di casa. Io ero ancora a letto e mia madre mi dice: “C’è un certo Avvocato Pollini fuori che ti aspetta, dice che hai 10 minuti per scendere”.

Ricordo ancora che trovai il bagagliaio già aperto… misi dentro la borsa, chiusi il bagagliaio ed entrai in macchina senza avere il coraggio di incrociare lo sguardo. Lui era lì al posto di guida che mi fissava col suo miglior ghigno… Senza alzare la testa dissi solo “scusa”, lui girò la testa e accese la macchina... 

Toni per me... (di Marco Stella)

Un aneddoto che ricordo con molta gioia e nostalgia sul mitico Toni Pollini è il giorno in cui ci siamo conosciuti.

Una mattina di febbraio del lontano 2004, subito dopo essermi laureato in Giurisprudenza, mi arriva una chiamata da un numero sconosciuto:  "Buongiorno Marco sono l'avv. Antonio Pollini, sei convocato domani pomeriggio nel mio studio perché devo tesserarti con la squadra di calcio degli avvocati". Gli rispondo: "Ok, possiamo parlarne".

L'indomani mi presento nel suo studio e mi parla della squadra degli avvocati di Pordenone e dopo mi dice: "Firma qua per il tesseramento". Io volevo prendere del tempo ma lui mi dice: "Dai, vedrai che non te ne pentirai". A quel punto non mi resta che firmare e da lì inizia la mia bellissima avventura con la squadra degli avvocati di Pordenone, in cui ho conosciuto delle persone eccezionali.

Toni dopo la mia firma era contento come un bambino e mi disse: "Bravo Marco, sei convocato per sabato che andiamo a Ravenna!!", se non ricordo male.

Un altro aneddoto molto divertente era quando telefonavi in studio e ti rispondeva la sua segretaria dicendoti sempre che l'avv. Pollini era impegnato; bastava che dicessi che era una chiamata per il calcio e mi diceva:"Allora glielo passo!!".

Toni per me... (di Mario Martinelli, Jusport Padova)

Caro Enrico, capita raramente di assistere ad un funerale così partecipato e commovente quando viene a mancare una persona di 80 anni.

Ma ci sono le eccezioni.

Persone che con assoluta passione sono state capaci di trasmettere quell'entusiasmo contagioso che muove da dentro, da cui il nome: emozione.

Questo sono riusciti a trasmetterci monumenti come Valentino Galeotti a Ferrara, Francesco Abate a Padova, Giuliano Carretti a Trieste, Edoardo Gambino a Firenze e certamente ne dimentico altri, ma pochi altri.

Quei pochi immortali che hanno segnato la nostra vita e quella di molte generazioni di avvocati: dagli anni 50, ai 60, ai 70, fino a più giovani degli anni 80 e 90, tutti assieme orgogliosi di mostrare la maglia, tutti assieme a consolarsi gli uni con gli altri, ad abbracciarsi, ad asciugarsi le lacrime.

Forse consapevoli che quei tempi, quelle palpitazioni, quelle gite in Italia e all'estero non torneranno più, ma resteranno degli indelebili e meravigliosi ricordi.

Noi che abbiamo potuto godere di qualcosa di straordinariamente irripetibile, che è andato ben oltre la scuola di formazione forense, ben oltre le risate tra amici, come riduttivamente udito in omelia, noi privilegiati che abbiamo partecipato alla scuola permanente di emozioni.

Il dono della partecipazione, della crescita umana e professionale, della passione sportiva, dello spirito di colleganza, del terzo tempo, questo ci è stato dato da Persone speciali e visionarie.

Spetta a noi decidere come farne tesoro.

Un forte abbraccio a te e a tutti i cari amici di Pordenone.

Toni per me... (di Francesco Maiorana)


Caro Avvocato Pollini, sin dal primo giorno in cui ho varcato le porte del Tribunale e L’ho conosciuta, Le ho sempre dato del Lei.

L’ho continuato a fare nonostante la stima, l’affetto e la confidenza creatasi negli anni tra di noi … perché Lei per me impersonava lo stile e la cultura dell’Avvocato! 

Lei è stato importante nella mia formazione professionale e personale, non la dimenticherò mai e La voglio ricordare così … in mezzo ai Suoi ragazzi della squadra di calcio degli avvocati di Pordenone … dove avvocati, praticanti e magistrati, insieme,  abbiamo saputo condividere gioie e delusioni sportive ma soprattutto abbiamo imparato a conoscerci e rispettarci nei rispettivi ruoli, grazie di cuore Avvocato Pollini!!!

martedì 25 marzo 2025

Toni per me... (di Andrea Ciacci)

Non è facile, ma ci provo.

Da dove iniziare, Toni? Dalle arrabbiature che, costantemente, ti facevo prendere? Dall’affetto che mi hai dimostrato? Dalla cura paterna con la quale ti ricordavi tutti le ricorrenze? Posso solamente ringraziarti per avermi accolto nella famiglia degli Avvocati Calcio, facendomi conoscere persone con le quali tutt’ora condivido grande amicizia.

Giusto ieri Massimo mi ha sottoposto il seguente quesito: “Andre, ma se Toni non ci avesse presentati, ci saremmo mai conosciuti?”. Non ho pensato più di tanto, sorridendogli, poiché entrambi conoscevamo già la risposta. Stessa cosa posso dire di tutti voi. Si, sicuramente ci saremmo conosciuti. Ciò che ha fatto la differenza, però, è stato il contesto che lo stesso Toni ha fortemente voluto e creato. Un contesto vero, fatto di amicizie e condivisione.

Correva il 2016. Ero appena arrivato a Pordenone. Tengo a precisare che neppure i miei genitori sapevano che avevo lasciato la ridente Toscana. Comunque sia, ricevo una chiamata in studio alle ore 8.30: “Pronto, parlo con Andrea Ciacci?”. Era l’altissimo Presidente in persona. “Dammi il tuo numero di fax che la settimana prossima ti convoco per il campionato di calcio”. Da lì è iniziato tutto. 

Ricordo con affetto quando con la tua calma mi invitavi a non calciare “controventato” al torneo di Montecatini. Quando dopo la partita di calcio hai voluto essere mio compagno di carte ammonendomi con tono amorevole di non rimanere "con i tre all’ultima mano". Quando, dopo la cena a Cesenatico, mi hai preso a braccetto e mi hai ringraziato di aver ordinato “tutto quel ben di Dio”…


Mi fermo qui.

Lo so Toni, forse mi sono un pò vendicato con lo scherzo del folletto, ma da buon toscano è stato più forte di me e ti chiedo scusa.

Volevo solo dirti che ciò che più mi manca di te è la complicità con la quale, dopo ogni arrabbiatura che ti facevo prendere, ti giravi e mi sorridevi con affetto. Mi volevi più bene di prima.

Ti voglio bene Toni, forse non te l’ho mai detto, ma spero di avertelo dimostrato.

Toni per me... (di Marco Padovano)

È il 9 novembre 2017, ho da poco prestato il giuramento per esercitare la professione di avvocato. Difficile dire se sia una coincidenza, ma è il compleanno di Alex Del Piero, il mio idolo da sempre insieme al Divin Codino. Non ho ancora un pacchetto clienti miei ed ogni telefonata mi dà l’emozionante adrenalina di quello che potrebbe essere il primo. Quel giorno suona il telefono. Sento la segretaria che dice “attenda un attimo che vedo se è libero” – “è l’avvocato Toni Pollini, vuole parlare con te, non per lavoro ma per divertimento” – “passamelo pure” “Piacere sono l’avv. Pollini, intanto congratulazioni per aver superato l’esame e benvenuto! Se hai piacere uno di questi giorni beviamo un caffè assieme, così ti parlo della squadra degli avvocati di Pordenone, ci farebbe piacere averti con noi”.  Dico che va bene e salvo il numero. Qualche giorno più tardi, dopo un’udienza al G.d.P. nello stabile vecchio, lo chiamo e mi dice che è lì anche lui. Ci vediamo dopo qualche secondo e ci presentiamo di persona. In realtà, però, quel caffè non lo abbiamo mai bevuto: tutto si è svolto sui tavolini nei corridoi del Giudice di Pace. Sembrava una trattativa condotta dal Condor Galliani durante le ultime ore di calciomercato. Anche perché lui aveva già deciso in autonomia, come sempre. Gli serviva solamente il mio formale ok, ma anche quello, conoscendolo poi, sarebbe stato superfluo. Mi racconta con orgoglio della squadra che ha fondato lui nel 1979, che fanno i tornei in giro per il mondo, che sono una famiglia e che si divertono, insomma, mi coinvolge con un entusiasmo che difficilmente ho visto in persone che gravitano nel mondo del pallone.

Non avevo ancora capito che Istituzione avevo davanti, non fosse altro per l’umiltà e la semplicità di come si era presentato. Non avevo ancora realizzato che non si trattava di una persona comune, ma di un gigante assoluto, di un mito. Così come non avevo realizzato come facesse a sapere che giocavo a calcio. Seppi solo in seguito che aveva letto un trafiletto sul Messaggero dal titolo “Dal pallone alla toga” con la mia foto durante il giuramento, nel quale si diceva che avevo giocato nell’Opitergina, squadra di Oderzo che in quegli anni militava tra l’Eccellenza e la serie D. Era tutto vero. O meglio: ho giocato nella juniores, ma la serie D non l’avevo mai vista nemmeno da spettatore. Anzi. Finite le giovanili ho fatto solo Terza Categoria, e da comune mediano perché, come cantava Ligabue, non avevo né i piedi buoni, né lo spunto della punta né del 10, che peccato. L’articolo derivava dal fatto che ho un fratello giornalista e che senza le dovute precisazioni si poteva equivocare il mio tasso tecnico.

Ovviamente queste precisazioni a Toni non le ho mai fornite, perché conoscendolo non so se l’avrebbe presa proprio benissimo. Mi avrebbe sicuramente accusato di frode in commercio di prestazioni sportive, millantato talento o chissà cos’altro. Lui però era convinto di aver ingaggiato un fenomeno, proprio come Galliani con i vari parametri zero. Io, invece, ero più vicino ad un Carlos Henrique Raposo detto il Kaiser piuttosto che ad un Robinho. Forse è per quello che non mi ha mai urlato più di tanto durante le partite, nemmeno quando sbagliavo. Per il mio (fuorviante pedigree). O forse solo perché in squadra c’era già Andrea Ciacci. Ciacci assorbiva il 90% delle energie di Toni durante una partita, anche quando non sbagliava nulla, per cui tutti gli altri erano abbastanza tranquilli, fatta eccezione forse per Toffoli. Ma tutti noi sapevamo che Ciacci era il suo preferito, che si prende in giro e ci si arrabbia tanto con chi si vuole più bene. Ricordo l’ultima volta che ho visto Toni, a gennaio, in Tribunale davanti alla stanza del giudice Cobucci. Si è avvicinato, mi ha accarezzato il viso con entrambe le mani e mi ha chiesto: “C’è anche il bischero?” “no Toni” “bravo, meglio soli che male accompagnati”. Era un modo per dirgli che gli voleva bene. Il suo modo. Ricordo anche l’ultima volta che l’ho sentito, il 24 febbraio, il giorno del mio compleanno. Nell’epoca dei social Toni era l’unica persona che ancora ti telefonava sempre. Non si dimenticava di nessuno, come fa un capofamiglia, come un padre coi propri figli. Oltre ai graditissimi auguri mi ha detto che saremmo andati ad un torneo a breve, il cui luogo esatto non lo ricordo. Non ci ho prestato particolare attenzione perché ero abituato a sentirlo dire “facciamo il torneo di x” ed io ero abituato a dire “ci sono”.

Che poi era vero: non importava dove si andasse, io ci sarei stato sicuramente perché ogni cosa organizzata da Toni meritava davvero. Anche perché lui aveva già deciso ed era impossibile dirgli di no. Lui aveva deciso per te e a te non rimaneva altro che presentarti quel giorno a quella data – possibilmente in orario - se non volevi vederti rovinata la carriera, calcistica e non. Non comandava in realtà, ma convinceva, come fa un vero leader, con il suo carisma. È impossibile selezionare un solo episodio tra la scia di ricordi che mi e ci ha lasciato Toni e che custodirò dentro per sempre. Il detto che si prende in giro chi si vuole bene valeva anche e soprattutto al contrario e noi piaceva fargli scherzi e farlo arrabbiare. Se c’era una cosa che lo mandava in bestia, oltre a Ciacci, erano i calzettoni rigirati nella biancheria sporca dopo la partita. Ovviamente, agli ultimi arrivati il consiglio dei “vecchi” era quello di toglierseli al contrario tra gli sghignazzi e le risate soffocate “perché Toni va meglio a lavarli”. Ovviamente così facevano i nuovi, ignari di cosa avrebbero scatenato di lì a poco. Appena si accorgeva dei calzettoni messi in malo modo partiva un’indagine che neanche i Ris di Parma per capire chi era stato. Un clima da rivoluzione francese, soprattutto se avevamo perso la gara. Gli amanti del calcio di provincia ricorderanno sicuramente lo sfogo di Eziolino Capuano capziosamente registrato da uno dei suoi giocatori durante uno sfogo in spogliatoio. Ecco, con un parallelismo si può ben dire che Capuano al fianco di Toni sarebbe sembrato un gattino mansueto. Così come lo mandava in bestia il ritardo dei vari componenti della squadra agli appuntamenti calcistici. Avvocup Firenze 2018, prima gara alle 15:00. Mezz’ora prima io e gli altri “giovani” della generazione ’80-’90, siamo ancora a Montalcino, a casa, neanche a dirlo, di Andrea Ciacci, spaparanzati in piscina con gonfiabili, paperelle e occhiali scuri a coprire gli occhi chiusi dal relax. “DOVE CAZZO SIETEEEEE???” dice Toni al primo che ha il coraggio di rispondere al cellulare - “siamo fuori al cancello”, dove il cancello non era quello di Coverciano dove si doveva giocare, ma quello di casa Ciacci. “Tu tu tu tu”. Da lì in poi Toni non ha più rivolto la parola a nessuno di noi fino alla sera, tant’è che aveva preso la situazione in mano il capitano Vissat, il quale, per placare gli animi, ci aveva consigliato di non presentarci affatto perché Toni non voleva più vederci. Montecatini 2022.
Più o meno stessa scena. La partenza è fissata per le 16:00 ma all’appello manca la macchinata Tomè-Ciacci-Toffoli che arriverà alle 2:00 del giorno dopo, ufficialmente perché Max era dal barbiere (per eventuali approfondimenti sul tema si consiglia la lettura del ricordo di Toni di Michele Toffoli). Visto l’enorme successo di Montecatini e considerato che è in autunno che si vendemmia, decidiamo (rectius, Toni decide) che a settembre dobbiamo fare anche il torneo di Cesenatico. Per chi c’era, penso sia stato l’apice del divertimento con Toni protagonista indiscusso della serata, con tanto di suo compleanno fittizio e piccola discussione al momento del conto (anche qui si rimanda al blog degli avvocati con i dettagli, 28/09/2022). Poi ci sono Vienna, Sedrano, il Don Bosco e tutti gli altri tornei che io non ho vissuto personalmente, ma che ho sentito raccontare talmente tante volte che è come se li avessi vissuti. Così come ho visto moltissime volte le foto in bianco e nero di Toni calciatore in stadi gremiti che lui stesso orgogliosamente mi mostrava. Ed ogni volta, puntualmente, facevo finta di vederle per la prima volta, tanto erano l’orgoglio e la nostalgia con cui me le faceva vedere. Un mito Toni, amato da tutti, alpino, avvocato, presidente, allenatore, organizzatore, tutto sempre un con un sorriso ed un entusiasmo unici al mondo. Una persona di altri tempi, un padre, uno di famiglia, un Amico.

Ora mi rivolgo a te: non è facile accettare il fatto che non ci sei più. I futuri tornei senza di te non saranno la stessa cosa. Sono sicuro che ogni volta alla fine di una partita tutti noi sentiremo una voce che ci dirà “grazie per essere venuti, la prossima volta state a casa!” e “questa è stata la mia ultima partita con gli avvocati di Pordenone, per me può bastare così”, “alla mia età non vengo a farmi prendere per il culo da 4 scappati di casa, andate al diavolo!”. 

Anche se sono sicuro che vedendoci giocare da lassù, ti scapperà un sorriso, soprattutto quando toccherà palla Ciacci. Così come scapperà a noi a fine partita quando ci toglieremo i calzettoni, rigorosamente dritti questa volta. Ti voglio bene. Ciao Toni.